venerdì 26 maggio 2017

Carnevale 

L’eterno conflitto tra Carnevale e Quaresima





Rivive in questi giorni, seppur in maniera limitata rispetto al passato, un archetipo della cultura europea: l’eterno conflitto tra Carnevale e Quaresima. Un topos descritto nel celebre dipinto di Pieter Bruegel del 1559, conservato nel Kunsthistorische Museum di Vienna, che mette in scena in maniera allegorica il combattimento tra il Carnevale (sulla sinistra del quadro) e la Quaresima (sulla destra) in una piazza.
Il Carnevale è rappresentato da un uomo grasso a cavallo di una botte, circondato da cittadini festanti e ubriachi, che sfida una donna magra e pallida, simbolo della Quaresima, la quale ha come lancia una pala con due aringhe. Nella parte sinistra il Carnevale ha come elemento architettonico simbolico l’osteria mentre sulla destra prevale la chiesa raffigurazione della Quaresima.
Carnevale, “Carnem levare” (eliminare la carne), nell’Europa medievale era il giorno prima della Quaresima, il mercoledì delle Ceneri, in cui si dava sfogo ai banchetti propri del “martedì grasso”. Una festa in realtà molto più antica che affonda le sue origini nell’epoca classica. In Grecia le dionisiache e a Roma i saturnali erano periodi nei quali si stravolgeva momentaneamente l’ordine sociale attraverso la dissolutezza e lo scherzo. Anche qui eterno conflitto tra caos e status quo.
Bruegel coglie una dinamica culturale dell’occidente ben descritta dal grande medievista Jacques Le Goff: il duello tra Carnevale e Quaresima è caratteristica principale della vita quotidiana degli uomini del Medioevo. Un contrasto che rimanda al rapporto dell’uomo europeo medievale con il corpo. Da una parte il grasso, dall’altra il magro. Il corpo nell’immaginario medievale è, scrive Le Goff,luogo cruciale di una delle tensioni dinamizzanti dell’Occidente”. Odiato e amato, il corpo è legato indissolubilmente all’anima. Il corpo è lo specchio dell’anima.
Oggi il conflitto tra Carnevale e Quaresima non è più lo stesso. Nelle società opulente occidentali sembra aver vinto Carnevale. L’idea dell’eccesso, in ogni ambito delle nostre vite, fa parte della quotidianità non più solo del martedì grasso. Questo atteggiamento nei confronti del cibo, l’attaccamento morboso ai beni di consumo e la viscerale ossessione del corpo (e dell’apparenza) sono in qualche modo legati al trionfo di quel capitalismo illimitato descritto dal filosofo Diego Fusaro.
E se nel Medioevo Carnevale e Quaresima si contendevano le sorti del corpo oggi prevale definitivamente “l’uomo di superficie” rappresentato dallo psichiatra Vittorino Andreoli. Uomini e donne, secondo lo studioso, che hanno fatto dell’apparenza fisica l’unica ragione di vita, sradicati e senza più sogni. Scrive Andreoli: “L’uomo attuale mi fa pensare ad un palloncino di plastica con dentro il vuoto. Non si può ridurre tutto alla propria cute e alle sue forme”.
L’uomo occidentale postmoderno ha dimenticato che la maschera di carnevale non si può tenere tutta la vita.

Mauro La Mantia




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